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In ufficio contro le discriminazioni, arrivano i disability manager

foto disabile in carrozzina

Sono architetti, medici, fisiatri, avvocati e assistenti sociali e lavorano in grandi aziende pubbliche e private per favorire l’accessibilità. In 150 in Italia aderiscono a SIDiMa. Le competenze richieste e come diventarlo. L’architetto Rodolfo Dalla Mora: “Sono tre le parole chiave della nostra professione: formazione, retribuzione e un budget a disposizione”

“Qual è il mio lavoro? Fare cultura, per un abbattimento, in primis, delle barriere mentali. Andiamo nelle scuole, da quelle dell’infanzia alle università, organizziamo conferenze, eventi, letture. L’Azienda ospedaliera, quella sanitaria locale, la Provincia, la Regione, le case popolari hanno tutte un referente che si rapporta con me e il mio staff”. A parlare è Paola Testa, disability manager del Comune di Alessandria: “Un lavoro a 360 gradi, portato avanti in autonomia rispetto agli altri servizi del Comune, ma in collaborazione con tutte le associazioni del territorio”.

La mission. La figura del disability manager è apparsa per la prima volta nel 2009 nel “Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana” firmato dall’allora ministro delle Politiche sociali Maurizio Sacconi. Ma chi sono, esattamente, i disability manager? Si tratta di professionisti con il compito di raccogliere le istanze dei cittadini con disabilità e delle loro famiglie, di attivare il lavoro in rete con tutti i soggetti coinvolti, di mettere in atto ogni azione volta a favorire l’accessibilità e a evitare le discriminazioni. “Sono tre le parole chiave della nostra professione: formazione, retribuzione e un budget a disposizione”, riassume Rodolfo Dalla Mora, architetto e presidente di SIDiMa, la Società italiana disability manager.

La formazione. “Il disability manager è una competenza aggiuntiva che integra una professionalità: SIDiMa è nata nel 2010, e oggi abbiamo 150 associati sparsi in tutta Italia, numero in costante crescita. Siamo architetti, medici, fisiatri, avvocati, assistenti sociali. Professionisti che hanno seguito – per noi è obbligatorio – un apposito corso universitario di perfezionamento, tecnici di alto livello e, come tutti i tecnici, remunerati. Dei nostri associati sono meno della metà quelli con disabilità, tra cui me, che sono su una sedia a ruote: non serve essere disabili per occuparsi di disabilità, serve ‘solo’ essere adeguatamente formati”. SIDiMa patrocina il Corso di perfezionamento in disability manager dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: “Siamo aperti a collaborazioni con altre università, magari nel sud, per offrire a tutti le medesime possibilità: naturalmente, chiediamo che la formazione sia affidata a organi istituzionali, non a enti privati”.

Gli sbocchi professionali. Il disability manager, secondo i criteri di SIDiMa, deve avere una propria autonomia e una reale capacità d’azione, con un budget a disposizione. Dalla Mora è disability manager in due strutture ospedaliere (l’Ospedale riabilitativo di Motta di Livenza e il Ca’ Foncello di Treviso), assunto regolarmente a tempo indeterminato: “Per loro lavoro part-time: aiuto i pazienti e le loro famiglie a valutare come adattare la casa secondo le loro nuove esigenze. Nel resto del tempo faccio l’architetto”. In effetti, sono soprattutto le aziende private (spesso ospedali) che hanno scelto di dotarsi di questa figura, ma c’è anche qualche Comune: “Ora stiamo lavorando con Cremona e ad Alessandria c’è Paola Testa”, dice Dalla Mora.. “Ho voluto concentrarmi su ambiti specifici – spiega Testa –: il commercio, perché le attività capiscano come facilitare la vita alle persone con disabilità, il turismo accessibile, la mobilità e lo sport per tutti”.

Il futuro dei disability manager. Dalla Mora e Testa sono concordi: passo dopo passo, saranno sempre di più le realtà che sceglieranno di avere questa figura. Dice Testa: “Spero che presto il governo si decida a scrivere una legge che vincoli i comuni con più di 50 mila abitanti. È necessario cominciare a vedere la disabilità come un’occasione di investimento, anche economico. Pensiamo anche solo a un matrimonio con 300 invitati di cui 3 in carrozzina: quale location sceglieranno? Quella che è adeguata anche agli ospiti con disabilità: non è un buon modo di fare affari?”.

Fonte: In ufficio contro le discriminazioni, arrivano i disability manager – Repubblica.it

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