Inaugurata al Quirinale dal presidente della Repubblica la mostra di artisti disabili «Amici» della Comunità di Sant’Egidio. Fish: «Timori per i tagli a diritti e servizi»
ROMA – «Nel percorso di inclusione dei disabili abbiamo fatto significativi passi avanti, benché certamente altri ne restino da fare. Ma oggi il nostro compito principale consiste nell’evitare che una crisi economica dirompente ci costringa a fare passi indietro». Lo scrive il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella prefazione al catalogo della mostra di artisti disabili “Noi, l’Italia”, da lui stesso inaugurata al Quirinale il 3 dicembre, Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. Parole che racchiudono il senso di una ricorrenza che quest’anno giunge al ventesimo anniversario ed è vissuta nel nostro Paese un po’ sotto tono.
PRESTAZIONI TAGLIATE – «Non è stato organizzato un evento nazionale, ma tante iniziative in diverse città per denunciare ancora una volta la vita a ostacoli di chi ha una disabilità, ma anche fare il punto sulle tante buone pratiche che resistono – dice Pietro Barbieri, presidente della Fish, la Federazione italiana superamento handicap -. Siamo molto preoccupati per i provvedimenti che il nuovo governo varerà la prossima settimana e soprattutto per la Legge delega sulla riforma dell’assistenza in discussione in Parlamento. C’è il serio rischio che, a scelta, una di queste tre prestazioni – invalidità civile, detrazioni fiscali, pensioni di reversibilità – possa sparire», prosegue Barbieri, che però intravede uno spiraglio: «Ci fanno ben sperare le parole del ministro della salute Renato Balduzzi sui nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza e il fatto che abbia indicato tra le priorità da affrontare anche la disabilità e le malattie rare».
DIRITTI ANCORA NEGATI – «In tema di diritti siamo ancora lontani dal resto d’Europa», aggiunge Rodolfo Dalla Mora, disability manager dell’Ospedale riabilitativo Motta di Livenza e presidente della SIDiMa (Società italiana dei disability manager), che racconta la sua odissea per ottenere il riconoscimento dell'invalidità civile. «Ho fatto la domanda più di un anno fa e la visita a febbraio. Sono passati nove mesi fa e aspetto ancora dall'Inps di Venezia il verbale di invalidità civile, come succede a tanti altri nel resto d’Italia. Significa, per esempio, che nel frattempo non puoi accedere a permessi lavorativi e all’indennità di accompagnamento, né avvalerti delle agevolazioni per le cure presso strutture convenzionate o degli ausili necessari». Ritardi e inefficienze che rendono la vita impossibile alle persone con disabilità.
FLASH MOB A ROMA – E per sensibilizzare sulla mancata equità sociale nel nostro Paese, il Comitato per il prepensionamento dei familiari di disabili gravi e gravissimi organizza un flash mob a Roma, in piazza del Colosseo, a partire dalle 10. Tra le emergenze non più rinviabili, secondo il Comitato: il prepensionamento dei familiari dei disabili gravi, perché sottoposti a un lavoro di cura usurante, il ripristino del Fondo nazionale per la non autosufficienza azzerato nel 2011, la possibilità di accedere ai servizi e alle prestazioni in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.
DIGNITÀ DI LAVORATORI – Sempre a Roma, questa volta in un convegno all’archivio centrale dello Stato, si fa il punto sulle novità previste dai recenti provvedimenti legislativi sull’inserimento nel mondo del lavoro e il collocamento mirato. «Con la crisi in corso c’è il rischio che l’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro rimanga nell’ombra – sottolinea Dino Barlaam dell’Agenzia Vita Indipendente -. Non aiutano alcune decisioni, come la possibilità per chi partecipa a gare di appalti pubblici di fare l’autocertificazione rispetto alle assunzioni di persone disabili, al posto del certificato di ottemperanza alla legge n. 68 del '99 ».
«UN GIORNO ALL’ANNO TUTTO L’ANNO» – Per rendere la cultura accessibile tutto l’anno il Ministero dei Beni e attività culturali presenta il 5 e 6 dicembre il progetto “A.D. ARTE- l’informazione” e la nuova sezione del Libro Parlato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. «Occorre abbattere anche le barriere della comunicazione – afferma Gabriella Cetorelli, responsabile della sezione “Progetti Speciali” del Mibac – . Per questo stiamo mettendo in rete le informazioni sulla reale accessibilità di oltre 800 strutture e circa 450 luoghi di cultura statali aperti al pubblico. Tra qualche mese saranno disponibili sul sito web del Ministero dove, per esempio, chi ha una disabilità sensoriale potrà cercare notizie su visite tattili o guidate con l’interprete Lis, chi ha invece una disabilità motoria potrà verificare se in quella struttura c’è l’ascensore o il servoscala».
INTEGRAZIONE SOCIALE E LAVORATIVA – La mostra «Noi, l’Italia», inaugurata al Quirinale nella Sala delle Bandiere, è un indicatore del percorso compiuto dal nostro Paese per l’inclusione dei disabili nella società. Fino al 31 gennaio il pubblico potrà ammirare un’installazione dell’artista Anton Roca e le centocinquanta opere realizzate da persone con disabilità nei laboratori d’arte della Comunità di Sant'Egidio. «Con dipinti e parole hanno espresso la propria visione degli episodi salienti che si sono verificati nel corso dei 150 anni dall’Unità – spiega la critica d’arte Simonetta Lux, curatrice della mostra – . La serenità, l’intelligenza e l’ironia di queste persone è stata una grande scoperta. Dalle loro creazioni arriva un messaggio chiaro: non aver paura della guerra, del “diverso”, dei pregiudizi».
ANCORA IN VIAGGIO VERSO L’UNITÀ – Insieme ad alcuni di loro, l’artista internazionale Anton Roca ha realizzato un’installazione-scultura, il “Tavolo ITALIA”. «È composto da 20 tavoli di legno, diversi per altezza e ampiezza, che abbiamo assemblato tutti insieme – spiega Roca -. Sopra è adagiata una sagoma dell’Italia, i cui abitanti, partendo da diverse condizioni di marginalità (disabili, rom, immigrati, anziani, poveri), sono diventati consapevoli di poterla abitare e costruire. Il primo passo di questo percorso fatto tutti insieme e durato un anno, è stato quello di dare loro la parola – ricorda l’artista – . Hanno raccontato le loro esperienze di esclusione, i loro desideri e aspirazioni. Così l’opera d’arte è diventata un “nuovo territorio”, non solo artistico ma umano».
Maria Giovanna Faiella
Fonte: Il Corriere della Sera del 03.12.2011